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Le donne, entrate nella ricerca dalla porta stretta, possono essere il cambiamento di scienza e società
 

Le donne, entrate nella ricerca dalla porta stretta, possono essere il cambiamento di scienza e società (di Lucia De Ioanna, La Repubblica 28.06.2024)
 

Intervista a Franca Albertini 
CNR-IMEM, Parma

“Donna e scienza: fino ad alcuni anni fa, mettere insieme queste due parole suonava come un’eresia, soprattutto da parte di chi la scienza la fa, da parte delle comunità scientifiche” per le quali la scienza, regno dell’oggettivo, non avrebbe dovuto addentrarsi a indagare le questioni dei soggetti, figuriamoci le questioni di genere: Franca Albertini, fisica responsabile del gruppo Materiali Magnetici e Multiferroici (MatFun) all’istituto dei Materiali per l’Elettronica ed il Magnetismo del Cnr di Parma, ospite giovedì sera del Festival della Parola alla Pergola della Corale Verdi, parte proprio da un affondo nell’uso legittimo delle parole, consapevole che queste sono il corpo del pensiero e non un semplice abito.

 Paradossale togliere legittimità al discorso che indaga quanto il genere possa condizionare le carriere nelle scienze, invocando la neutralità di una scienza fatta da soggetti puri, disincarnati, quando sono proprio i dati nudi, spogli di ogni possibile retorica, a denunciare quanto ancora il gender gap separi come un baratro le carriere di uomini e donne in ambito scientifico.

 Eppure, porre in questione il nesso scienza e genere “appariva come una perdita di tempo” quando basta spostare lo sguardo, prosegue la scienziata, referente nazionale della associazione Donne e scienza, per accorgersi che queste due parole possono declinarsi in molti modi a partire da “una scienza che si occupa delle donne, una medicina di genere e una innovazione che tiene conto del genere”, fino alla riflessione su “scelte politiche, sociali e economiche sulla salute e l’ambiente che si basano anche su risposte chieste al mondo della scienza”.

 L’associazione Donne e Scienza, che, come ha messo in luce Manlio Maggio, rinnova per il secondo anno la sua felice collaborazione con il Festival della Parola, sa tenere conto della complessità raccogliendo e intrecciando le molteplici prospettive di studiose e ricercatrici, non solo scienziate, in una rete multi-disciplinare che, osserva Albertini, “è un valore radicato nella storia della associazione” fondata nel 2003 e capace negli anni di produrre una grande ricchezza di pubblicazioni di altissimo livello.

 Il primo seme da cui germoglia l’associazione, l’incontro di tre nuclei di scienziate a Torino, Bologna e Roma, “donne che riflettevano sulla vita nei laboratori e sugli stereotipi di genere che creano disuguaglianza”. A partire da questa “posizione di frontiera e un po’ appartata”, l’obiettivo era quello di trovare il modo di “trasformare la scienza e la società”.

Momento di svolta cruciale, il 1999 quando “l’Unione Europea fa un comunicato storico in cui afferma la necessità di reclutare donne per arricchire la scienza, coagulando anche istanze femministe che si stavano facendo strada”.

 Da quel momento, l’associazione Donne e Scienza si trova in prima linea nel “dare risposta alle chiamate europee per partecipare a progetti, per trovare strategie finalizzate al superamento degli squilibri di genere e al cambiamento delle istituzioni scientifiche che vengono richiamate alla necessità di avere un gender plan”.

Numerosi e incisivi i lavori con le scuole, gli spettacoli teatrali, i laboratori di disseminazione ideati e realizzati con impegno, intelligenza e passione dalla associazione che ogni altro tiene un convegno affrontando tematiche diverse, dal gap di genere che ancora marca in senso discriminatorio le carriere fino al rapporto della scienza con l’intelligenza artificiale, con la comunicazione, con l’etica e con l’ecologia: quest’anno, prosegue la scienziata parmigiana dirigente di ricerca al Cnr, “il convegno si terrà a Genova dal 9 all’11 dicembre: giorni interessanti che aiutano a pensare, con l’obiettivo di restare al passo con una scienza che cambia”. Non più una scienza accademica, staccata dalle questioni che interrogano il presente ma una scienza “che deve dare anche risposte sociali, politiche ed etiche”.

In questo senso, “avere la ricchezza di approccio critico di chi è entrato dalla porta stretta nel mondo della scienza” significa avere la molteplicità di sguardi delle tante donne “che possono essere il soggetto della trasformazione non solo della scienza ma anche della società”.